Stats Tweet

Stravinskij, Igor Fëdorovič.

Musicista russo, nazionalizzato francese e poi americano. Figlio di un cantante dell'Opera di Pietroburgo, completò gli studi musicali sotto la guida di N. Rimskij-Korsakov. Nel 1914, compositore già internazionalmente affermato, si stabilì in Svizzera. Dopo lo scoppio della Rivoluzione bolscevica, verso la quale mantenne sempre un atteggiamento di aristocratico disprezzo, non tornò più in Russia. Trasferitosi in Francia nel 1921, ne assunse la nazionalità nel 1934. Dal 1924 compì importanti tournée in tutta Europa e in America, come pianista e direttore d'orchestra interprete delle proprie opere. Nel 1939, chiamato dall'università di Harvard, si stabilì negli Stati Uniti divenendo cittadino americano nel 1945. Dopo la seconda guerra mondiale intraprese numerosi viaggi in Europa e in Oriente in qualità di direttore d'orchestra. Tra le sue prime composizioni è lo scherzo sinfonico Fuochi d'artificio (1908), dove si rivela già, nonostante le influenze dei contemporanei maestri russi e francesi, la travolgente personalità del musicista. Decisivo per l'evoluzione artistica di S. fu l'incontro con S. Diagilev, intellettuale raffinato e fondatore dei celebri Ballets russes, per il quale compose il balletto L'uccello di fuoco (1909), tratto da una leggenda popolare russa, rappresentato con grande successo a Parigi nel 1910. Per quanto ricco di pagine di spiccata originalità, questo primo balletto fu sopravanzato dal successivo Petruska (1911), uno dei capisaldi riconosciuti della musica contemporanea. La vicenda della marionetta Petruska, innamorato senza speranza della Ballerina e ucciso dal Moro, amante di lei, dà modo a S. di utilizzare, ricreandola, la musica popolare russa e dare libero sfogo a quel dinamismo che sarà uno dei tratti peculiari del genio stravinskiano. Qui la musica si libera per sempre da ogni intento descrittivo e diventa autonoma rappresentazione del dramma. Per i balletti La sagra della primavera (1912-13) e Le nozze (1923), il compositore si ispirò ancora al mondo popolare russo nei suoi aspetti arcaici e pagani. L'esecuzione di La sagra della primavera, avvenuta a Parigi nel 1913, destò un enorme scandalo presso il pubblico, anche a causa dell'estrema novità della coreografia. Quando sembrava già unanimemente considerato il campione del nazionalismo musicale, con la Storia del soldato (1918), azione mimata con voce recitante e sette strumenti, S. si rivelò un personalissimo assimilatore dei modi della musica contemporanea europea. Da questo momento inizia la fase cosiddetta "neoclassica" del compositore, consistente in una riappropriazione culturale profonda delle più eterogenee esperienze musicali del passato, estrinsecata in opere che recano comunque l'impronta della sua inconfondibile cifra stilistica ed espressiva. La prima di queste opere è il balletto cantato Pulcinella, su musiche di G.B. Pergolesi (1919); seguirono composizioni per ciascuna delle quali S. si scelse uno o più modelli di riferimento: da J.S. Bach e A. Vivaldi nel Concerto per pianoforte e fiati (1924), a G. Verdi nell'oratorio latino Edipus Rex (1927), P.I. Ciaikovski nel balletto Il bacio della fata (1928), C.M. von Weber nel Capriccio per pianoforte e orchestra (1929), G. Rossini nel balletto Gioco di carte (1937), W.A. Mozart nell'opera La carriera di un libertino (1951). Quest'ultima, considerata generalmente la sua più importante opera teatrale, chiude la "fase neoclassica", caratterizzata musicalmente dall'adesione al linguaggio tonale, in aperta contrapposizione al linguaggio dodecafonico della scuola di Vienna, di cui S. fu per oltre di 30 anni tenace avversario. Ora, invece, preceduto e preparato dalla fase "arcaica" del musicista, durante la quale egli si avvicinò alla musica antecedente l'età barocca (Cantata, 1952), si verifica un graduale passaggio al linguaggio seriale; questo processo è segnato da tappe successive, cominciando da Settimino (1953), In memoriam Dylan Thomas per tenore, quartetto d'archi e quattro tromboni (1954), il Canticum sacrum (1955) e il balletto Agon (1957), per giungere a Threni per soli, coro e orchestra (1959), Movimenti per pianoforte e orchestra (1960) e l'opera biblica The Flood (1962). Tuttavia, la svolta dodecafonica di S. non stupisce in un compositore che, giudicato a ragione conservatore, ha tuttavia partecipato a tutte le avanguardie musicali del XX sec. Da lui assunta quasi a modello classico, anche la tecnica dodecafonica, passata al vaglio della sua ironia lucida e dissacratoria, perde la sua carica rivoluzionaria. Enorme è stata l'influenza di S. nel periodo tra le due guerre e sui musicisti contemporanei, da M. Ravel, S. Prokofiev, F. Poulenc, A. Casella a P. Boulez, L. Berio, K. Stockhausen. Altre composizioni di S. sono: Le rossignol, opera in tre atti, rielaborata come poema sinfonico (1917), eseguita anche come balletto (1920); Le renard (1917), balletto burlesco in un atto con parti cantate, tratto da racconti popolari russi; l'opera buffa Mavra (1922); il balletto Apollon Musagète (1928); l'azione coreografica cantata Perséphone (1934). Tra le composizioni sinfoniche, sinfonico-corali e da camera si ricordano: i 3 pezzi (1914); il Ragtime per 11 strumenti (1918); il Concertino per quartetto (1920); le Sinfonie per fiati, in memoria di Debussy (1920); l'Ottetto per fiati (1923); la Sinfonia di Salmi per coro e orchestra (1931); il Concerto in re maggiore per violino e orchestra (1931); il Duo concertante per violino e pianoforte (1932); il Concerto per due pianoforti (1935). Al periodo americano appartengono: il concerto detto di Dumbarton Oaks (1938); la Sinfonia in do maggiore (1940); le Danze concertanti (1942); la Sonata per due pianoforti (1943); lo Scherzo alla russa (1944), un riavvicinamento, sia pure ironico, alla tradizione del suo paese; l'Ebony Concerto (1945), scritto per l'orchestra jazz di Woody Hermann; la Sinfonia in tre movimenti (1945); il Concerto in re per archi (1946), noto anche come Concerto di Basilea; il balletto Orpheus (1947); la Messa (1951); Three songs from William Shakespeare (1953); Abraham and Isaac, ballata sacra per baritono, recitante e orchestra da camera (1962-63), Elegy for John Fitzgerald Kennedy, per baritono e 3 clavicembali (1964). S. scrisse l'autobiografia Cronache della mia vita (1935), e il saggio Poetica della musica (1946) (Oranienbaum, Pietroburgo 1882 - New York 1971).
Igor Stravinskij